Raffaele Ricci Curbastro
Raffaele, nato il 29 Maggio 1858, e sua sorella Marietta, furono gli unici due figli di Lorenzo e Luigia Costa. Studiarono a Bologna e lì Raffaele si laureò in giurisprudenza nel 1883.
Rientrato in Romagna si sposò nell’Ottobre del 1887 con la Contessa Giovanna Manzoni, con la quale ebbe 5 figli.
Si dedicò tutta la vita all’attività agricola distinguendosi per il suo carattere innovatore che lo portò a realizzare iniziative per quei tempi molto moderne. Dapprima nel 1882 un mulino ove trasformare le granaglie dei propri fondi valorizzando la farina anche con un panificio, successivamente nel 1892 realizzò una piccola fabbrica di concimi chimici, perfosfati d’ossa e minerali, che proprio in quegli anni si cominciavano ad introdurre accanto al più tradizione letame animale per incrementare le produzioni agricole.
Nel 1905 partecipò con i suoi prodotti alla Fiera Campionaria di Palermo ottenendo la Medaglia d’Oro. Nello stesso periodo il vino prodotto nell’azienda romagnola trovava sbocco sul mercato di Bologna come attestano le numerose bollette di pagamento del dazio.
Anche la produzione di seta con l’allevamento dei bachi rientrava tra i suoi interessi e conserviamo gli scambi epistolari con gli ordini di uova di bachi diretti ai maggiori riproduttori dell’epoca ma anche un’autentica rarità come la fiala in vetro protetta da un astuccio in legno che nel 1889 gli recapitò da Venezia a mezzo posta le uova dei bachi.
Convinto assertore delle riforme sociali e del miglioramento delle condizioni dei mezzadri si appellò a Giolitti nel 1909 quando “la violenta sopraffazione del partito socialista sopra di noi modesti proprietari che dobbiamo rimanere spettatori impotenti dell’opera spavalda di pochi facinorosi ora diretta a non farci compiere la battitura del grano” (19 Luglio 1909) rischiava di compromettere il raccolto e dunque la sopravvivenza anche delle famiglie dei coloni.
Si dimostrò spirito libero anche nei confronti del Fascismo e nelle lettere tra lui ed il Segretario Federale di Ravenna Luciano Rambelli si coglie tutto il fastidio verso il partito, che per garantire una maggiore occupazione entrava nel merito della gestione delle sue aziende.
Raffaele si spense nel 1942 un anno prima che la furia distruttiva della guerra lasciasse solo cumuli di macerie laddove sorgevano la sua villa natia, il mulino e le cascine.