Professor Gregorio Ricci Curbastro (1853 – 1925)

«Purtroppo non sembra essere rimasta alcuna documentazione fotografica dell’unico incontro tra Albert Einstein e Gregorio Ricci Curbastro: possiamo solo immaginarci la cordiale e appagante stretta di mano tra l’istrionico genio di Ulm e il taciturno gentiluomo di Lugo. Ciascuno dei due aveva un notevole debito di riconoscenza nei confronti dell’altro: senza il calcolo di Ricci Curbastro, quasi sicuramente – per non dire sicuramente – Einstein non sarebbe mai riuscito a sostanziare i suoi più felici pensieri scientifici. D’altra parte, con l’emergere della relatività generale, il fior fiore dei matematici e dei fisici teorici di mezzo mondo cominciò a studiare, utilizzare e approfondire quel calcolo così potente, così efficace,
eppure per così tanto tempo rimasto nell’ombra.»

Al cuore della teoria della relatività generale einsteiniana, un gioiello tra i più scintillanti della scienza del XX secolo, risiede il lavoro di un matematico italiano: Gregorio Ricci Curbastro. Albert Einstein, dopo essere stato vittima di un vero e proprio “blocco dello scienziato”, trovò nel calcolo tensoriale di Ricci Curbastro l’apparato algoritmico che gli consentì di trasformare un’intuizione sfuggente in una solida teoria fisica. Quella celeberrima teoria che rappresenta il condensato perfetto tra il genio fisico di Einstein e la potenza, la sintesi e l’eleganza della matematica creata da Ricci Curbastro. Negli anni Venti il successo della relatività generale offrì un’occasione di rivincita al calcolo tensoriale – fino ad allora ritenuto tanto complicato da risultare perfino superfluo – e al suo creatore. Tuttavia, mentre il mondo trasformava Einstein in una sorta di divo, Ricci Curbastro perseverò nella riservatezza di tutta una vita, tenendosi lontano dalla ribalta.
(tratto da Il genio e il gentiluomo, Einstein e il matematico italiano che salvò la teoria della relatività, di Fabio Toscano, Sironi Editore).

Gregorio Ricci Curbastro (Lugo, 12 gennaio 1853 – Bologna, 6 agosto 1925)
Nacque a Lugo di Romagna (Ravenna) il padre era Antonio Ricci Curbastro, ingegnere conosciuto in tutta la provincia ravennate e la madre Livia Vecchi. Sia lui che suo fratello Domenico ebbero, prima di entrare in università, istruzioni private, attraverso insegnanti che a domicilio li seguivano in un percorso di insegnamento mirato e dettagliato. A sedici anni entra al corso filosofico matematico dell’ Università di Roma. Richiamato a Lugo dal padre nel 1870 dopo che Roma divenne capitale d’Italia, nel 1872 si iscrisse all’Università di Bologna frequentandone un biennio per poi trasferirsi alla Normale di Pisa che era già in quel periodo un centro importantissimo per la ricerca matematica. Qui Ricci Curbastro conobbe Enrico Betti e Ulisse Dini, partecipando a conferenze e apprendendo sempre di più sugli sviluppi matematici di quell’epoca, che furono fondamentali per le sue ricerche di studio e la direzione. Infatti, già nel 1875 gli fu assegnato il primo dottorato grazie a un lavoro di ricerca su equazioni differenziali lineari.
Dopo la laurea, vinse una borsa di studio presso la Technische Hochschule di Monaco di Baviera, lì conobbe Felix Klein (presidente) e Alexander von Brill, Ricci Curbastro partecipò alle loro conferenze conquistando le loro rispettive stime. Va detto che Klein non fu il matematico “scatenante” lo stile di Ricci Curbastro, ma in maggior modo lo furono, Lipschitz, Christoffel e Rienmann. Quest’ ultimo diede l’input a Ricci Curbastro per un approfondito studio della geometria “riemanniana”.

Tornato a Pisa lavorò come assistente straordinario di Ulisse Dini, suo professore. Nel 1880 diventò professore straordinario di matematica all’Università di Padova. Creò il calcolo differenziale assoluto, egli si rese conto da subito dell’importanza che il suo lavoro poteva avere per la fisica matematica e per la teoria dell’elasticità e della teoria del calore. Lavoro degno di riconoscimenti che gli permisero, a buona ragione, di concorrere per due volte al Premio Reale di Matematica, ma purtroppo senza successo, probabilmente perché ancora non si vedevano, in quel periodo, reali applicazioni di quei modelli matematici. Nonostante i mancati riconoscimenti Ricci Curbastro approfondendo continuamente i propri studi, attirò l’attenzione di altri giovani matematici che si ritrovarono già da subito in piena collaborazione, tra i quali: Tullio Levi Civita che sarà poi suo validissimo collaboratore di spiccata intuizione.
Da lì a pochi anni i due matematici pubblicarono insieme, era il 1900, sul “Mathematische Annalen”, l’articolo: Méthodes de Calcul Differentiel Absolu et leurs Application, un esauriente trattato sul calcolo differenziale assoluto.

Albert Einstein era in “impasse” nello sviluppare la teoria della relatività generale a causa di alcune equazioni che non potevano aderire allo spazio-tempo. Si trattava, in sostanza, di capire la possibilità di creare un calcolo differenziale su una tipologia spazio-temporale non euclidea.
Einstein non sapeva che questo tipo di calcolo era già stato iniziato da Gregorio Ricci Curbastro e in seguito sviluppato da Levi Civita in Italia. Tanto è vero che Einstein scrisse al suo amico e matematico Marcel Grossmann: “Aiutami, o io divento pazzo!”. Fu proprio Grossmann ad avviareEinstein verso le soluzioni del calcolo tensoriale.
Einstein quando ebbe completato la “costruzione” della sua famosa teoria, affermò in uno scritto: “Alla bellezza di questa teoria non si potrà sottrarre nessuno che l’abbia veramente compresa; costituisce questa, un trionfo nei metodi del calcolo differenziale generale”.
Gregorio Ricci Curbastro partecipò attivamente alla vita politica, sia al suo paese natale che a Padova, e contribuì coi suoi progetti alla bonifica del ravennate e alla realizzazione dell’acquedotto di Lugo. Qui, sulla sua casa natale è affissa una targa commemorativa che recita: “Diede alla scienza il calcolo differenziale assoluto, strumento indispensabile per la teoria della relatività generale, visione nuova dell’universo”.
A lui è anche intitolato il liceo scientifico di Lugo, presso cui sono conservati alcuni suoi manoscritti.

Ricci Curbastro ricevette molti onori per i suoi contributi, sebbene si possa dire che l’importanza del suo lavoro non fu compresa pienamente dall’ambiente matematico italiano all’epoca in cui la produsse, ma soltanto più tardi, soprattutto grazie all’applicazione dei suoi metodi da parte di Einstein.
Venne onorato con l’ammissione in diverse Accademie tra cui l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti (1892) di cui divenne presidente nel 1916-19. È stato anche membro dell’Accademia dei Lincei dal 1899, dell’Accademia di Padova dal 1905, dell’Accademia delle Scienze di Torino dal 1918, della Società dei Quaranta dal 1921, della Reale Accademia di Bologna dal 1922 e dell’Accademia Pontificia dal 1925, Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti di cui fu Presidente dal 1920 al 1922.
Fu anche ViceSindaco di Padova avendo rifiutato la carica di Sindaco.

Dott. Gualberto Ricci Curbastro
Dott. Riccardo Ricci Curbastro
Dott. Gualberto jr. Ricci Curbastro
Enol. Filippo Ricci Curbastro
Colonel Riccardo Ricci Curbastro
Cav. Lorenzo Ricci Curbastro
Tenente Gian Gualberto Ricci Curbastro
Mother Margherita Ricci Curbastro
Scudo del Capitano Francesco Bernardo
Gregorio Ricci Curbastro
Raffaele Ricci Curbastro
Telegramma di Garibaldi a Lorenzo Ricci Curbastro