Progetto Curtefranca Rosso Doc
Valorizzare un vino rosso in una terra famosa per i suoi Franciacorta.
Carmenère, il vitigno che è sempre stato in mezzo a noi.
LA STORIA
La Carmenère deriva dalla “Vits biturica“, giunta nel bordolese in epoca romana e proveniente dal porto di Durazzo – Albania (Columella). Dalla Vitis biturica sono stati selezionati, nel bordolese, il Carmenère, il Cabernet Franc, il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Malbec. In Italia il Carmenère occuperebbe circa 4.200 ettari, in Cile 2.306, in Francia poco più di 100.
Nelle DOC italiane è spesso confuso con il Cabernet Franc ed è coltivato soprattutto nel nord-est, da Brescia al Friuli, per una superficie iscritta agli albi dei vigneti di circa 240 ettari in purezza e per altri 109 in mescolanza con il Cabernet Sauvignon.
Il Carmenère si distingue nettamente dal Cabernet Franc, prima di tutto perché i DNA sono differenti, ma anche per gli isoenzimi diversi, nonché per le foglie più piccole. I fiori di Carmenère sono imperfetti (stami reflessi con filamenti spiralati), gli acini molto ricchi di pirazine (aroma vegetale, di peperone verde), i vini ben strutturati, assai colorati (antociani), ricchi di tannini rotondi e morbidi, di sapore complesso molto erbaceo (Fregoni).
LA SCOPERTA
Fin dal 1990, quando decidemmo di incrementare la superficie coltivata con varietà di uva nera, vennero acquistate da un vivaista francese anche barbatelle di Cabernet Franc e sorsero i primi dubbi perché risultò evidente anche a noi che quel Cabernet “Francese” aveva poco a che fare con la varietà tradizionalmente coltivata in Franciacorta sotto il medesimo nome e conosciuta localmente come “bordò magher” per la sua caratteristica di avere grappoli spargoli e con acini piccoli.
Non solo ampelograficamente, ma anche fisiologicamente i due vitigni erano significativamente differenti: il Cabernet “Francese” era più fertile ed aveva una produttività più regolare, era meno vigoroso, mediamente più precoce e maturava circa una settimana prima. Avevamo notato che i grappoli del Cabernet “Francese” erano più piccoli, ma più compatti ed al gusto gli acini non avevano la spiccata nota erbacea tipica dei “vecchi” Cabernet “Italiani”. Era a quel punto quasi certo che non si trattasse della stessa varietà.
Nel medesimo periodo, gli stessi dubbi erano sorti in altre zone viticole coltivate con varietà bordolesi e attraverso ricerche genetiche si determinò che la varietà coltivata nel Nord Italia sotto il nome di Cabernet Franc ed in Cile come Merlot, era in realtà Carmenère anche se soltanto nel 2000 questa importante scoperta è stata resa pubblica in un convegno scientifico organizzato dalla Cà del Bosco di Erbusco.
Nel 2008 il Carmenère è stato ufficialmente riconosciuto nel Disciplinare del Curtefranca rosso DOC.
IL PROGETTO
Nel frattempo fin dal 1999 la nostra azienda aveva provveduto a realizzare nuovi impianti ad elevata fittezza, realizzati con marze prelevate da una pianta prefilosserica (non innestata) presente in azienda a Capriolo e da un vigneto di oltre 50 anni in Erbusco, nuovi impianti con cloni di Cabernet Franc/Carmenère italiani sono stati realizzati dal 2001 al 2003.
La Carmenère fornisce vini molto complessi e strutturati, assai ricchi di antociani e ricchi di tannini facilmente polimerizzabili; il vino può presentare un carattere vegetale (erbaceo) spesso dominante, che tuttavia diminuisce alla perfetta maturazione delle bacche, con la bassa produzione per ceppo e con basse concimazioni azotate.
Per limitare le note vegetali (peperone) derivanti dall’alto contenuto di pirazina nella buccia la vinificazione deve essere condotta eseguendo la diraspatura delle uve direttamente sopra il tino in modo da farvi cadere il pigiato per gravità.
La Carmenère, oltre ai profumi più ricchi ed al colore più intenso, si differenzia principalmente per la preponderanza degli aromi primari riconducibili al sapore dell’uva: spiccano le note di frutta rossa (mora) e le sfumature erbacee sono appena percettibili e nettamente ridotte rispetto al passato.
La sommatoria di tecniche di gestione del vigneto sommata ad una tecnica di vinificazione completamente nuova ci rendono ora un Curtefranca Rosso DOC molto ricco ma allo stesso tempo con una forte caratterizzazione del territorio considerando che storicamente i nostri vigneti avevano una percentuale di Cabernet Franc/Carmenère superiore al 45% (dati desunti dagli archivi aziendali circa la composizione del Rosso di Franciacorta DOC nel 1967 anno di iscrizione dei vigneti al neocostituito Albo Vigneti).
In questi anni la Franciacorta è diventata famosa nel mondo per le sue bollicine che restano il punto più alto della qualità che il territorio può esprimer. Il Franciacorta DOCG rimane il prodotto principale dell’azienda (75% dei vigneti sono investiti a Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero) tuttavia il nostro progetto dovrebbe dimostrare la possibilità di differenziare la produzione senza ricorrere, inseguendo le mode, all’ introduzione di vitigni internazionali estranei al nostro ambiente.